Chi ama brucia

Sono in viaggio premio a Strasburgo. Ho vinto un concorso letterario, in palio la visita al parlamento europeo con altri ragazzi. Ho 17 anni, studio (si fare dire) da geometra, gli altri han fatto quasi tutti il classico e ora sono all’università.
Il concorso prevedeva un breve saggio sulla tolleranza, io mando un racconto, ma vinco lo stesso.
Sull’autobus sono un po’ intimidito, sto solo, ascolto i Police in loop col walkman, nello zaino ho la mia cartellina verde piena di storie.
Ci mettiamo sedici ore ad arrivare. E per gran parte del tempo, tra Walking on the Moon e Roxanne, tra fili d’autostrada, cartelli e campi, io guardo una ragazza tre file davanti a me, caschetto castano, occhi liquidi e un po’ tristi, i lineamenti dolci, e vedo che lei ricambia.

Scendiamo dall’autobus, prendo coraggio, mi presento. Si chiama Marianna, e so che il mio viaggio ha più senso.
Parliamo, ridiamo, e io mi innamoro.
Ti ricordi com’era innamorarsi a 17 anni? Riesci a riportare a galla dal fondo della memoria quei colpi tra lo stomaco e il cuore?

Una notte usciamo in gruppo per la città. Ritornando io e lei ci attardiamo dietro alla comitiva, ci perdiamo.
Strasburgo è elegante e vuota, è pioggia leggera fredda. Il fruscio di cicogne sui tetti, il rap in francese dalle porte dei locali. Le luci.
Do I have to tell the story of a thousand rainy days since we first met?It’s a big enough umbrella but it’s always me that ends up getting wet.

Chi ama brucia le dico spavaldo, ripetendo ciò che ho letto su di un muro fuori dalla mia scuola, il Guarini di Torino.
Chi ama brucia le scrivo sul braccio col pennarello, e lei lo scrive a me.
Walking back from your house feet they, hardly touch the ground my feet don’t hardly make no sound walking on, walking on the moon.

Marianna è fidanzata da poco. Il nostro è un amore impossibile. Anche se in quei brevi infiniti giorni di viaggio l’impossibile sembra poter diventare possibile, e non c’è momento in cui non si stia insieme, e non c’è giorno né notte, non c’è altro che quel tempo con lei, la fine del viaggio arriva, come la fine dell’estate, sempre un po’ troppo precoce.

Mi ricordo di averla salutata per ultima davanti a Porta Nuova, tra tante persone, le famiglie e i compagni di viaggio, e Torino che non era Strasburgo, non gli assomigliava per niente, a quella scatola di tempo che ci ha fatto conoscere.
Marianna abitava lontano, in un paese tra le colline. Troppo lontano quando hai 17 anni.
Oh can’t you see you belong to me, how my poor heart aches with every step you take.
Scrivimi. Va bene. Davvero, scrivimi. Lo farò, giuro. Chi ama brucia.

Mi scrisse prima lei, lettere tonde e cuori, il rimpianto di ciò che sarebbe potuto essere, o forse era stato e non lo sapevamo.
Le risposi due o tre volte, poi finii perso dietro ai giorni consueti, ad altri volti, ad altri amori impossibili, assoluti, totali.
Arrivava l’inverno del 1994. Arrivavano i miei 18 anni. Le promesse di vita. Di felicità. E la dimenticanza. Forse è normale, non credi? Che per essere felici bisogna fare spazio.
E dietro l’angolo l’amore nuovo è sempre più puro e luminoso, leggero e infuocato. Non lo è anche per te?

Passano 10 anni. Trovo a casa dei miei la scatola in cui tenevo tutto. Dentro le lettere di Marianna, non le mie minute, le nostre foto, le sue foto, i suoi occhi, il caschetto, il braccio con la scritta chi ama brucia. Recupero l’indirizzo sulle buste, le scrivo.
Ti ricordi? Ti ricordi quella notte in cui ci siamo persi, ti ricordi com’eravamo, cosa ci siamo detti, cosa ci ha fatto innamorare?

Le dissi che avevo trovato le lettere e avevo pensato a lei. Che mi capitava di pensare a lei. Quella storia impossibile, in fondo inconclusa, dalla fine precoce, quanto era stata perfetta, e quanto lo era ancora nella memoria.
Le scrissi felice, perché in quel momento stavo dentro un amore nuovo, appena incominciato, e la malinconia è la felicità di essere tristi, ma solo quando la puoi sopportare, quando sei già felice.
Chi ama brucia, conclusi così la lettera. Era la nostra parola segreta.

La risposta arrivò qualche giorno dopo.
A scrivere era sua mamma.
Mi ringrazio moltissimo. Mi disse che la mia lettera era molto dolce, e che Marianna avrebbe apprezzato tanto.
Ma non c’è più, mi disse. Un incidente stradale con il suo fidanzato la notte di capodanno. Qualche anno fa. Aveva 21 anni.
Non le ho mai risposto.

Recentemente siamo andati io e Cri al cimitero del suo paese. Per la prima volta.
Non è stato facile trovare la tomba. Era completamente ricoperta di piante e fiori, non si leggeva il nome e han dovuto indicarcela due donne. Non c’era la foto. Ho preso dei fiori di campo da un prato venendo, e li ho posati su quel tappeto verde che ricopriva la pietra.

Il tuo ricordo mi parla sempre e brucia ancora. Come chi ama.

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