Contronatura

Sarà la crisi. Sarà il caos, lo sgretolamento di valori, scopi, speranze. Sarà la noia. Ma da un po’ di tempo moltissimi scelgono di fare un cambiamento radicale e tornare alla natura. Si trasferiscono, vanno in campagna, acquistano/affittano/occupano un pezzo di terreno con rudere incorporato e vivono di semplicità, di zucchine appena colte, di rose da bagnare, di qualche animale da accudire, di sole e di ombra, di fango e di mosche. Recuperano materiali, inventano soluzioni d’arredo, utilizzano le mani e i piedi. Mangiano sano, bevono sano, respirano sano, pensano sano. Come i fumatori che smettono di fumare, i bucolici di ritorno hanno la prerogativa di rompere il cazzo. Ti indicano col dito rugoso di manovale della terra, la pelle screpolata e spessa, a te che stai in città, immerso nello smog, al quarto piano di un palazzo anonimo tra anonimi vicini di casa e antenne, clacson e parabole. Ti indicano e scuotono la testa. Loro sì che hanno capito. Loro sì che sono salvi.
A me fanno la stessa pena di chi cerca di evadere da un posto e non ci riesce mai. Perché, in questo caso, forse non è da un luogo che bisognerebbe fuggire, ma da uno stato d’essere.
Mi tengo, felice, il mio smog, la mia frenesia, la mia vita invivibile. E pace se non mangerò zucchine appena colte o fragole succose. Non ho paura di contaminarmi.

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