Quello che hai sognato
– mi racconti fumando, parlando -,
un uomo, debole come l’aria
potente come il tempo
che respirava l’odore della tua casa
– lo stesso odore che ho addosso,
mentre sfuma il pomeriggio –
ti ha portato alle lacrime
lacrime di gioia lacrime piene
Non è da tutti avere Leopardi
in cucina, seduto addosso al
radiatore, sospirante, sereno
Me lo racconti come se fosse
davvero capitato
e forse è successo, in fondo
– questo penso mentre mi guardano
sornioni i tuoi libri ordinati,
promesse di tesori, come parole silenti
tra le nostre vivaci –
Allora ecco il pensiero
della fine (ok, pensarlo è sano, però…)
che già incrina il bordo della tazzina, slabbra
il contorno di ogni prossimo progetto, e in parte
ci nega, amico, futuro letture passeggiate
chiacchierate come questa, all’ombra
del tuo sogno:
forse non lo sai ma ormai già lo conservo
come se fosse uno dei tanti libri che
in questi anni mi hai donato
come uno dei tanti che insieme abbiamo letto
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