Non so perché ma ti ricordo
(e sbaglio sicuramente sbaglio)
che fumavi sigarette, male senza aspirarle
controluce appoggiato al muretto
davanti il sole
poi avevi un giubbotto largo
e un’aria un po’ distante
eppure mi scrivevi lettere
piene di tempo e senza remore
Il fango di questi anni schegge
ha distorto il suono sghembo
della tua voce, se non l’ha del tutto
cancellato
C’eri tu, e molti altri volti:
il mondo intero aveva, in quel periodo,
una fotografia da film antico
Lei tardava a venire, o se veniva
s’incarnava in braccia strette
in bocche tristi
in occhi persi
come quelli di Marianna a Strasburgo
o di altre più distanti ancora
e intanto ci scambiavamo lettere
io e te
come fratelli ritrovatisi per caso
e cosa abbiamo visto e vissuto fino adesso?
Non è vero che si cresce
e si cambia, è semplicemente il tempo
che mette montagne e nuvole e pozze
d’acqua sporca, giostre e luci e mani di altri
e il tragitto da casa tua alla mia si fa immenso
l’orologio sembra guasto, si aggiorna la fotografia
del mondo
Non ti ho visto nel momento più fragile
non ti ho visto su quel letto
vorrei adesso, col senno dei vecchi,
avere avuto altre premure
ben altro coraggio
Posso dire soltanto di averti incontrato
nel sogno, ma tu digrignavi i denti
e avevi feroci gli occhi
(il super io alza la voce, stringe i pugni)
Non so dove tu sia
“il tempo è un inganno”
– vorresti dirmi, non è vero? –
“perché guardati:
sei vivo e cresci, sei agli antipodi
di un adolescente ribelle
che viveva d’entusiasmo
eppure ancora mi pensi”
Metti il tuo braccio sulla mia spalla
quando la luce si fa calante
quando i pensieri mi circondano
il cuore
Se dormo, tu vegli, lo so
se ti scrivo questi versi
rispondi
come in quelle vecchie lettere
tra noi
che ho perso
Aiutami a ritrovarmi